Tommaso Massimi artista visitatore
Sono innumerevoli i segni e le figure che incontriamo nella nostra avventura quotidiana. Tutto riconosciamo, ma forse senza mai, veramente, conoscere alcuno. Siamo visitatori, viaggiatori- anche virtuali -, percorriamo spazi ed itinerari spesso abituali, consueti, dei quali condividiamo però solo un senso comune di estraneità, di non appartenenza. Definiamo rapporti fantasmatici, spettrali, secondo criteri comuni di incomprensione, indifferenza, intolleranza. Niente sembra avere più una propria credibile fermezza. Niente sembra, ormai, abbia più luogo. Niente ha più vero significato. Siamo nell'universo del tutto a perdere, del tutto a tempo, dove ogni residuo graffio della coscienza tenta di sopravvivere tra un orario di partenza e uno di arrivo. Tutto sembra muovere verso la dissipazione di ogni vera esperienza, della durata di una coscienza, individuale e collettiva, e dell'aura che la circonda. L'elemento predominante è il demone tecnocratico della velocità, della simultaneità, del breve, usurpatore e onnivoro di ogni altro spazio psichico e culturale.
Ecco allora che l'artista lascia la propria impronta precaria in uno spazio espositivo- che è, in questo caso, per sua stessa natura, già puro transito -. Visitatore, straniero fra stranieri. A malapena, inseguendo ciascuno un leggero fremito di incertezza, di sofferenza.
Questo lavoro di Tommaso alla Lift si inserisce in un ciclo di iniziative, dal titolo di Grottesche fioriture del moderno, che si sta svolgendo a Roma in questo periodo.
Grottesche vuole esplorare i molteplici sensi del tema con la partecipazione di autori di diverse discipline creative (arte, musica, letteratura, cinema, video d'arte o cinema di ricerca) e il contributo di storici e teorici. (...)
Un possibile tentativo di liberare l'esperienza artistica odierna proprio dalla delegittimazione del non luogo.
Tommaso Massimi (Tivoli, 1955) espone dalla metà degli anni settanta. E' un artista fin troppo discreto, silenzioso, nascosto, in perenne ricerca di ogni possibile, minima traccia residuale, emotiva, coscienziale.
Antonio Capaccio