VIAGGIO DELL'UMANITA' IN UN "ASCENSORE-PREPARATO"

Ferdinando Fedele, ormai dal '95, lavora su due punti fermi: una porzione di spazio tridimensionale, o comunque ad esso relativa; e un profilo, o un'icona che vuole essere soprattutto un segno simbolico, referente all'umanità e a quanto essa fa per sfuggire se medesima.
Lo spazio è uno spazio cubico, che ricorda un qualche incubo della mente, ebbene sì anche un ascensore. Ma più esattamente rimanda a quel minuscolo spazio vitale che ciascuno pensa di meritarsi, o meglio, come dice John Giorno, dove ciascuno si esilia nella vita quotidiana.
Il profilo-icona è la silhouette dell'autoritratto che il Veronese compose nella sua celebre opera "Cena in casa Levi", dove l'artista inscenò un'ultima cena in cui al posto di Giuda e degli apostoli fece sedere l'umanità tutta, ed anche se stesso.
All'interno di quel sottile segno, che ricorda quel volto, Ferdinando svela un memento mori, come verità celata che riporta all'eterno presente, e all'eterna fine di ogni cosa. Da buon partenopeo, come Pulcinella, egli irride e al contempo rispetta la morte.
Così come ricorda una celebre ballata di Branduardi, che a sua volta il musicista stesso riprese da una ballata medioevale di canti e cultura popolare, l'umanità splende proprio quando riesce a danzare ridendo di se stessa, delle sue paure e del suo destino singolare.
Per le stesse ragioni Ferdinando ha invitato artisti di strada a cantare e suonare, per sottolineare un tranche de vie, un pezzo di realtà che entri concretamente nell'opera; come nel banchetto di Casa Levi, o nell'ultima cena, dove l'umanità tutta è invitata a partecipare e a farsi arbitro del proprio destino, a cambiarlo in positivo irridendolo e sfidandolo.
I materiali e i linguaggi che l'artista ha usato in questi anni sono diversi, vanno dalle proiezioni fotografiche, dalle installazioni, ai metalli incisi e piegati, ai "gessi-stampati", alla pittura ecc.. Premeva sempre all'artista di sottolineare in primo luogo la sua libertà nell'espressione creativa, sfidando le regole mercantili circa la cifra stilistica.
Coerente e affezionato soltanto ai valori espressivi, al contenuto più che alle formule linguistiche, Ferdinando affronta questo spazio-limite, come uno spazio che ben conosce: lo spazio-scatola delle sue installazioni-proiezioni; lo spazio-modulo dei suoi gessi, delle sue pitture; lo spazio-modulo della sua-e-della-nostra quotidianità, scandita giorno dopo giorno. Pertanto l'ascensore viene trasformato in un'installazione e in un'opera viva. Dunque viene "preparato" per diventare esso stesso strumento del creare, del segnare una traccia, un passaggio dell'esistere. Rivestito totalmente di alluminio si allarga idealmente in uno spazio tutto mercuriale e mentale, mentre il pavimento è completamente ricoperto di piombo inciso-stampato con le immagini modulari dei due profili. Ma il piombo è un materiale fluido, così continuerà a muoversi sotto i piedi degli spettatori che entreranno dentro l'ascensore e che si faranno a loro volta artefici e compagni di viaggio dell'artista. Alla fine il risultato formale sarà completamente stravolto, e le immagini risulteranno cancellate e comunque trasformate. I moduli di piombo verranno poi rimossi, inchiostrati e stampati su carta che verrà poi esposta come opera finale, in un'altra occasione espositiva.
Come a confermare che la fine non è che un momento, uno dei tanti moduli e dei tanti momenti del fluire dell'esistenza, l'artista allestisce un'opera-performance, riprendendo un continuum estetico che giustamente egli vede tra il proprio tempo e quello delle neo-avanguardie. Non solo, ma il riappropriarsi di queste tematiche, e dunque della catarsi del termine esistenziale come momento creativo e positivo, appare in questo scorcio storico determinante; visto che la morte di un uomo illustre ripropone l'occasione planetaria per la riflessione tout court sui valori temporali e transitori dell'esistenza.
Sta alla cultura e alle occasioni di incontro culturale come questa, poter cogliere le possibilità positive per creare un confronto interculturale, e tra culture del passato e del presente, così come ha fatto Ferdinando Fedele con il suo "ascensore-preparato".

    Ada Lombardi