....ll mondo che ci sta davanti agli occhi, e che ci preme tutto attorno e si muove e si agita e turbina col peso di una infinita presenza, non è un altro mondo, una civiltà esotica estranea e lontana, non è quello che si usa chiamare il "colore", il colore dell'Oriente, non è un paese un tempo straniero, chiuso in forme, in misure, in riti, in parole di altre radici e di altra storia, ma è il nostro mondo, la nostra storia; siamo noi stessi, nella nostra antichità e nella nostra attualità. Come uno specchio gigantesco dove, riflessa in centinaia di milioni di immagini, ritroviamo la nostra, l'India pare ci apra, non come idee, fantasie o sentimenti, ma come realtà vive, volti, figure, persone, lo spettacolo della nostra vicenda secolare. Perchè noi siamo davanti allo specchio e ci scopriamo d'un tratto in quella ricchezza inimmaginabile e in quella miseria nuda, per questo soltanto nasce in noi lo sgomento. Ecco i nostri padri, e i padri dei nostri padri, e gli avi, e i progenitori remoti: quei pellegrini dalle lunghe barbe coperte di polvere sulle carni violacee eravamo noi, in un altro tempo che fu nostro; e quegli dei innumerevoli che pullulano per ogni dove e fanno sacra ogni azione, ogni creatura, ogni gesto, eravamo noi in un altro tempo. Tutto quello che è stato origine, nascita, punto di partenza, inizio di strada, principio di creazione, tutto quello che, contraddetto e ricontraddetto poi nei secoli, è stato coperto dalle più segrete censure e volontariamente obliato, eccolo di nuovo davanti a noi, come I'apparizione subitanea di ciò che più vero sta sotto e al di là della coscienza. Ogni passo per queste strade solleva infiniti veli, ripropone i mondi dimenticati, distrugge il pudore, allarga la libertà e riempie perciò di un terrificato entusiasmo.
Carlo Levi 1957