La velata denuncia o la disincantata constatazione di come stanno le cose nel mondo, nel pubblico e nel privato, lievita dentro i lavori di Guillermo Giampietro. Rituali quotidiani e sensazioni epidermiche o profonde si accavaliano nelle composizioni visive elaborate al computer. L’oggetto d’uso si associa alla carnalità che vi si insinua, in una sovrapposizione di momenti complementari, secondo ritmi della fiction ma anche della mobilità dei pensiero. L’elogio del disastro una volta, sull'eco di Blanchot ("La scrittura del disastro") ora l'ambiguità di senso, negli enunciati, costituiscono la trama sottile di un discorso aperto a interpretazioni diverse, con rimandi socio-politici, nella consapevolezza dell’impossibilità di catturare una realtà definitiva.

Maria Campitelli