POESIE... DA TOCCARE e...

La si può toccare, gustare, vi si può passare in mezzo, la si può strusciare, strofinare, sentirne la consistenza, insomma, la si può gustare con tutti i sensi ma con molta circospezione. Altrimenti Lei non accetta e può fare brutti scherzi come quello di deflagrarti accanto lasciandoti di stucco, con nulla in mano e tanta aria in faccia, oppure potrebbe disperdersi sotto i tuoi piedi, se tu la vuoi calpestare e di essa non rimane se non ciò di cui é composta.
Certamente non sono un bravo scrittore se ometto il soggetto e ve lo lascio all’ultimo; ma in questo caso potrei anche essere scusata perché quando si parla di neo-dadaismo, quello irridente e provocatorio, certamente va lasciato fare e quindi occorre che le azioni provochino i loro effetti.
E il progetto che Lamberto Pignotti ha pensato per la più piccola e mobile galleria d’Italia, la Lift Gallery, ha tutte le caratteristiche per essere un happening da gustare su tutti i piani, dal primo all’ultimo potendo "scoppiare" da un momento all’altro. Possiamo intanto certamente parlare dell’autore, che in queste azioni ha dato prova di arguzia e ironia, ma soprattutto é stato insieme a Miccini uno dei padri fondatori della Poesia visiva. Che non fa altro che usare gli stessi strumenti del nemico per rispedirne la merce al mittente e, come lo stesso Pignotti commenta, la loro non era altro che un'operazione da ladro gentiluomo che ruba a chi ha rubato per restituire il maltolto; ma di quale nemico si parla e di quale merce?
Presto detto. Il nemico é la stupidità di cui si pasce un sistema mediatico che gioca sugli stereotipi per rimbambirci nel grande circo e trasformarci da spettatori a consumatori di merce di tutti i tipi, facendoci credere che stiamo scegliendo e altro ancora. L’adulazione sensoriale e la seduzione delle immagini sono uno strumento da sempre adottato secondo l’antico clichè della mitica fatale femme.
Da artista e semiologo Pignotti non fa altro, quindi che produrre e allenarci a quella palestra critica insegnandoci l"abc" di autodifesa in un universo in cui la psicotecnica diviene manipolazione, sostituzione minuziosa e raffinata della parola reale con la parola virtuale. É lei ad occupare a tutto campo la "realtà" per renderla fiabescamente accettabile conseguendo che le armi da adottare, per Pignotti e gli artisti visivi, debbano essere quelle "ideologiche" ed analitiche, ma perfettamente e provocatoriamente performative e coinvolgenti come i loro happenings.
Più che opere d’arte private, quelle della Poesia visiva e di Lamberto Pignotti sono poemi pubblici, testi a tutto campo che si pongono quali incroci di codici diversi. Che in chiave a volte sinestetica tendono a rispecchiare e tramutare il rebus dell’universo mediatico in un cortocircuito di senso.
"Visibile/invisibile" titolano una serie di lavori degli anni ‘7O-’8O. Riguardano immagini fotografiche rese quasi irriconoscibili in quanto sottratte alla griglia referenziale da cui sono nate. Rivelate nel loro patinato mascheramento sono "disvelate" nella loro qualità costruttiva azzerante di qualsiasi contenuto comunicativo ed esperenziale.
Il gioco di Pignotti e quello di rivelarle e rivelarle in qualità di efficaci menzogne. Semplicemente perché ormai la neutralizzazione informativa della parola e delle immagini non ha fatto altro che mettere il sigillo alla barbarie distruttiva di ogni legame umano, ed essendo il sistema un nemico invisibile che gioca con il nostro inconscio e con i nostri desideri piu reconditi, la soglia di attenzione non può abbassarsi e deve sempre essere a livello di guardia.
Se l’implosione culturale generalizzata, già osservata da Baudrillard in alcuni suoi primi testi, va di pari passo con quella che le nostre società producono come processo irreversibile che le fa sparire come civiltà, frammentandone le eventuali potenzialità in una nebulosa di inconsapevoli individualità, si comprende che la scommessa della poesia visiva e di Lamberto Pignotti, é quella di potenziare la consapevolezza degli individui. Le loro quindi sono piccole "bombe ideologiche" che innescano microprocessi nella coscienza degli spettatori della grande giostra mediatica. È questo uno dei motivi per cui di loro si può e si deve continuare a parlare di avanguardia artistica.

                                                                                                                                                                                                    Gabriella Dalesio